Questo malcontento ha spinto il ministero delle Risorse Marine a pubblicare una risposta ufficiale.

In un comunicato, il ministro Temauri Foster denuncia quella che definisce “disinformazione” proveniente dai GIE e tiene a ristabilire la sua versione dei fatti. Afferma di aver proposto partenariati finanziari che includevano la Maison de la Perle, nell’ambito di una promozione congiunta dell’asta, ma che tali offerte sono state categoricamente respinte.

Secondo il ministro, i perlicoltori interessati hanno volontariamente lasciato il consiglio di amministrazione della Maison de la Perle e ora militano per la sua dissoluzione. Di conseguenza, rifiutano qualsiasi forma di collaborazione con questa struttura.

Temauri Foster ha inoltre voluto chiarire il bilancio della Maison de la Perle, contestando le cifre fornite dai GIE. Precisa che il bilancio di funzionamento ammonta a 80 milioni di franchi per l’anno 2011, ben lontano dai 200 milioni mensili evocati da alcuni.

Ricorda che nel 2009 il bilancio aveva raggiunto i 213 milioni di franchi, di cui 93 milioni finanziati dal Développement des Gemmes et de la Diamantifère d’État (DGDE) e 120 milioni provenienti da sovvenzioni pubbliche per l’avvio della struttura. Nel 2010, il finanziamento da parte della DGDE ammontava a 100 milioni di franchi.

Questa controversia si inserisce in un contesto teso, dopo l’asta di aprile organizzata dai GIE “dissidenti”, durante la quale sono state vendute oltre 150.000 perle presso il municipio di Pirae, senza il sostegno della Maison de la Perle.