Giovedì 29 Novembre 2012
Durante una presentazione organizzata dal Ministero delle Risorse Marine e dalla Maison de la Perle, questi ultimi hanno espresso il loro profondo disaccordo, denunciando un tentativo del governo di prendere il controllo dell’ecosistema della perla.
Aline Baldassari-Bernard, presidente del Syndicat Professionnel des Producteurs de Perles (SPPP), sottolinea che se il progetto sembra attraente sulla carta, rimane irrealizzabile nel contesto polinesiano.
Gli attori della filiera, uniti nella loro opposizione, criticano la mancanza di consultazione e deplorano che questo piano di uscita dalla crisi sia stato imposto in maniera unilaterale dal governo.
Ispirato al modello del Consorzio del Prosciutto di Parma in Italia, il progetto prevede una completa ristrutturazione del commercio della perla di Tahiti entro luglio 2013, con la creazione del Tahiti Pearl Consortium — una centrale d’acquisto a capitale misto — e di una società internazionale di distribuzione.
Ma i professionisti si preoccupano dell’elevato costo della consulenza, dell’eventuale esclusione degli storici acquirenti giapponesi e cinesi, nonché dell’intrusione politica in una filiera già considerata fragile.
Come segno di protesta, i perlicoltori hanno inviato una lettera ufficiale al Presidente Oscar Temaru, esprimendo la loro disapprovazione di fronte a quella che percepiscono come un’ingerenza politica nella loro attività commerciale.
Martedì 20 Novembre 2012
Secondo gli ultimi dati dell’Istituto di Statistica della Polinesia Francese (ISPF), le esportazioni sono diminuite del 42% nel primo trimestre, rispetto allo stesso periodo del 2014. I mercati giapponese e cinese, storicamente strategici, sono i più colpiti.
Aline Baldassari-Bernard, presidente della Tahitian Pearl Association of French Polynesia (TPAFP), definisce la situazione «deplorevole». Nonostante gli sforzi di promozione avviati nel 2014, la crisi persiste e si aggrava. I fallimenti dei gioiellieri si moltiplicano, mentre i prezzi di vendita sono diventati talmente bassi da compromettere la redditività del settore.
Loïc Wiart, importante negoziante internazionale di perle, conferma un calo di quasi il 50% del fatturato degli esportatori. Questo tracollo è attribuito a diversi fattori economici: l’aumento dell’IVA in Giappone, la recessione persistente nel Paese, il rallentamento economico in Cina, oltre alle difficoltà in Europa e negli Stati Uniti.
A queste sfide economiche si aggiunge una minaccia concorrenziale crescente: i perlicoltori cinesi, grazie ai progressi tecnologici, producono ormai perle d’acqua dolce rotonde e colorate. Queste nuove arrivate, meno costose, seducono sempre più i mercati mondiali, esercitando una pressione enorme sulla perla di Tahiti.
Il clima non risparmia nemmeno i perlicoltori polinesiani. Fenomeni come le esplosioni di alghe, in particolare a Takaroa, decimano le ostriche e compromettono la produzione futura. La rarefazione della raccolta delle uova di madreperla minaccia l’intera filiera.
Di fronte a questa tempesta, Jeanne Lecourt, vicepresidente della Fédération des Producteurs de Perles de la Polynésie Française (FPPF), denuncia la mancanza di mezzi per una promozione internazionale efficace. I fondi derivanti dalla tassa sulle esportazioni di perle, invece di essere destinati esclusivamente alla promozione, sarebbero stati assorbiti dal bilancio generale del Paese, alimentando il senso di abbandono provato dai professionisti.
Sabato 3 Novembre 2012
Questa operazione, la quinta in sei mesi, porta a 543 kg il volume totale di nuclei vietati sequestrati all’importazione.
Il controllo rigoroso della qualitĂ dei nuclei rimane una questione fondamentale per il futuro del settore perlifero in Polinesia francese.
I nuclei sequestrati, provenienti dal tridacna, generano perle di scarsa qualitĂ , prive di valore commerciale e inadatte al lavoro di madreperla.
Il loro utilizzo è strettamente vietato dall’ordinanza 1240/CM del 30 agosto 2007, che definisce le norme relative ai nuclei autorizzati.
Questi cinque sequestri rappresentano quasi 435 000 nuclei proibiti, cioè altrettante perle che avrebbero potuto nuocere all’immagine di eccellenza associata alla Perla di Tahiti sui mercati internazionali.
Consapevoli dell’impatto economico e della fragilità del marchio “Perla di Tahiti”, le autorità doganali, su richiesta del Ministero delle Risorse Marine, hanno intensificato i controlli.
Essi ora riguardano i nuclei importati, le perle in circolazione nel territorio e le esportazioni, al fine di garantire la preservazione della qualitĂ polinesiana.
La stretta collaborazione tra la dogana e la Direzione delle Risorse Marine ha permesso di implementare procedure di controllo sofisticate, utilizzando tecnologie avanzate per l’identificazione dei materiali importati.
Questi interventi ripetuti dimostrano l’impegno delle autorità nel difendere un settore vitale per l’economia polinesiana e nel rispettare le norme ambientali internazionali.