Giovedì 13 Dicembre 2012
Questa decisione obbliga ora la Maison de la Perle, pur essendo un Établissement public industriel et commercial (EPIC), a rispettare le regole degli appalti pubblici per finalizzare la convenzione. Saranno dunque necessarie procedure come gara d’appalto, pubblicazione e messa in concorrenza.
L’annullamento fa seguito a un ricorso precontrattuale in via d’urgenza presentato dal sindacato dei negozianti di perle di coltura di Tahiti e dal GIE Tahiti Pearl Auction, contrari alla creazione del Consorzio. La sorpresa è ancora maggiore poiché i 500 milioni di Fcfp destinati al finanziamento del progetto, così come gli onorari dell’esperto internazionale Gaetano Cavalieri, erano già stati iscritti nel bilancio 2013 della Polinesia francese.
Il dibattito attorno al Tahiti Pearl Consortium ha inoltre animato l’assemblea durante il voto del bilancio. Numerosi eletti hanno espresso le loro preoccupazioni riguardo ai cambiamenti frequenti del progetto e alle sue ripercussioni finanziarie. Mentre il governo ha difeso il progetto, l’opposizione ha tentato, senza successo, di riassegnare i fondi ad altre iniziative.
Le critiche si sono concentrate sulla complessitĂ del montaggio finanziario e sulle incertezze relative alla gestione della Maison de la Perle in questa nuova configurazione.
Questa decisione fa seguito a un ricorso in via d’urgenza presentato dal collettivo "Touche pas à ma Perle", che aveva sollevato preoccupazioni importanti riguardo alla mancanza di gara pubblica, di concorrenza e di pubblicità preventiva, requisiti obbligatori per l’aggiudicazione di un appalto pubblico.
Il sindacato dei negozianti di perle di coltura di Tahiti e il GIE Tahiti Pearl Auction, parti coinvolte nella procedura giudiziaria, hanno ottenuto ragione.
Il tribunale ha ordinato alla Maison de la Perle di versare 150.000 Fcfp a titolo di risarcimento danni a questi professionisti, riconoscendo il pregiudizio subito.
Questo annullamento rimette in discussione l’intero processo di creazione del Tahiti Pearl Consortium, un progetto ambizioso volto a rivitalizzare il settore perlicolo.
Di conseguenza, se la Maison de la Perle vorrĂ portare avanti questo progetto, dovrĂ ora rispettare le norme sugli appalti pubblici e lanciare un bando di gara, in conformitĂ alla decisione del tribunale.
Mercoledì 12 Dicembre 2012
L’udienza di martedì 11 dicembre ha chiarito il punto cruciale: stabilire se questa convenzione costituisca un contratto pubblico o privato, tenuto conto dello status di EPIC (Établissement Public Industriel et Commercial) della Maison de la Perle.
Maître Robin Quinquis, avvocato della Maison de la Perle, sostiene che la convenzione sia un contratto di diritto comune, non soggetto al codice degli appalti pubblici, sottolineando che il controllo riguarda la regolarità formale della convenzione e non la validità del Tahiti Pearl Consortium come strumento per la filiera perlicola.
Me Vincent Dubois, avvocato del collettivo, afferma invece che la convenzione costituisca un appalto pubblico e richieda quindi una procedura di gara, con bando e pubblicitĂ .
Secondo lui, la Maison de la Perle, nonostante il suo status di EPIC, dovrebbe essere considerata come un ente pubblico amministrativo.
Una decisione del tribunale è attesa entro le prossime 24 ore.
Martedì 11 Dicembre 2012
Questa azione legale mira a contestare la convenzione di prestazione di servizi prevista tra la Maison de la Perle e il consulente internazionale Gaetano Cavalieri.
Mandatato dal Pays, l’esperto italiano raccomanda la creazione del Tahiti Pearl Consortium, una centrale d’acquisto destinata a essere detenuta in maggioranza dallo Stato.
Questo consorzio avrebbe il compito di promuovere le perle di coltura di Tahiti presso le case di alta gioielleria, imponendo al contempo standard di qualitĂ rigorosi e un sistema di tracciabilitĂ rafforzato.
Tuttavia, un’ampia parte dei professionisti della perlicoltura respinge con fermezza questa iniziativa, criticando uno studio considerato esorbitante, del valore di 79 milioni Fcfp, e la creazione di una nuova entità finanziata per 500 milioni Fcfp per il 2013.
Gli attori del settore denunciano un’ingerenza statale in un ambito che ritengono di conoscere e gestire meglio.
Di fronte a queste critiche, Oscar Temaru difende il progetto, precisando che il 90 % dei membri del collettivo "Touche pas Ă ma perle" sono negozianti.
Afferma inoltre che l’investimento pubblico sarà rapidamente ammortizzato grazie a un aumento previsto del valore delle perle sui mercati di destinazione.
Venerdì 7 Dicembre 2012
Nove Groupements d’Intérêt Économique (GIE) sono rappresentati: Rikitiea, Poe Raromatai, Poe O Tahiti Nui, Pearl's Manihi, Tuamotu Pearl, Tahiti Pearls Auction, Perles des Tuamotu-Gambier, Poe Rava Nui e Poe o te a o Nui, oltre ai sindacati dei piccoli e medi produttori, SPPP e SPMPPF.
I manifestanti espongono cartelli inequivocabili: "Non au TPC!"
Essi denunciano un’ingerenza politica nel loro settore commerciale e chiedono la soppressione della linea di bilancio di 500 milioni Fcfp prevista per finanziare la creazione e la capitalizzazione del Tahiti Pearl Consortium, inclusa nel progetto di bilancio 2013 sottoposto oggi all’Assemblea.
"Preferiremmo che questo denaro fosse destinato all’ospedale o al RSPF!" dichiara Moerau Haoatai, portavoce di cinque GIE riuniti.
"I miei colleghi non hanno potuto essere presenti, perché stanno preparando un’importante asta che si terrà sabato a Papeete, dove saranno messe in vendita 420.000 perle", aggiunge.
Sabato 1 Dicembre 2012
La Maison de la Perle si prepara a firmare una convenzione con il consulente, un’iniziativa che suscita già vive critiche tra i professionisti del settore.
Il progetto, dal costo complessivo di 65 milioni Fcfp al netto delle tasse, prevede pagamenti scaglionati fino a luglio 2013 e mira a creare il Tahiti Pearl Consortium, una centrale d’acquisto a capitale misto.
I perlicoltori esprimono preoccupazione per questa iniziativa, denunciando un’interferenza politica in un ecosistema economico ritenuto fragile.
Puntano il dito contro il prezzo, considerato eccessivo, della consulenza e temono l’emergere di un monopolio governativo che potrebbe compromettere la loro indipendenza commerciale.
Destinato a rivitalizzare un settore in difficoltĂ , il progetto del Tahiti Pearl Consortium divide profondamente.
I professionisti dubitano della sua reale capacitĂ di ridinamizzare la filiera, mentre il governo cerca di rassicurare sulle proprie intenzioni.
Questo dibattito mette in luce le questioni economiche e politiche cruciali che circondano il futuro della perlicoltura polinesiana.