Martedì 12 Maggio 2015
Crisi Profonda nell’Industria della Perla di Tahiti: Cause Multiple e Sfide Cruciali
Secondo gli ultimi dati dell’Istituto di Statistica della Polinesia Francese (ISPF), le esportazioni sono diminuite del 42% nel primo trimestre, rispetto allo stesso periodo del 2014. I mercati giapponese e cinese, storicamente strategici, sono i più colpiti.
Aline Baldassari-Bernard, presidente della Tahitian Pearl Association of French Polynesia (TPAFP), definisce la situazione «deplorevole». Nonostante gli sforzi di promozione avviati nel 2014, la crisi persiste e si aggrava. I fallimenti dei gioiellieri si moltiplicano, mentre i prezzi di vendita sono diventati talmente bassi da compromettere la redditività del settore.
Loïc Wiart, importante negoziante internazionale di perle, conferma un calo di quasi il 50% del fatturato degli esportatori. Questo tracollo è attribuito a diversi fattori economici: l’aumento dell’IVA in Giappone, la recessione persistente nel Paese, il rallentamento economico in Cina, oltre alle difficoltà in Europa e negli Stati Uniti.
A queste sfide economiche si aggiunge una minaccia concorrenziale crescente: i perlicoltori cinesi, grazie ai progressi tecnologici, producono ormai perle d’acqua dolce rotonde e colorate. Queste nuove arrivate, meno costose, seducono sempre più i mercati mondiali, esercitando una pressione enorme sulla perla di Tahiti.
Il clima non risparmia nemmeno i perlicoltori polinesiani. Fenomeni come le esplosioni di alghe, in particolare a Takaroa, decimano le ostriche e compromettono la produzione futura. La rarefazione della raccolta delle uova di madreperla minaccia l’intera filiera.
Di fronte a questa tempesta, Jeanne Lecourt, vicepresidente della Fédération des Producteurs de Perles de la Polynésie Française (FPPF), denuncia la mancanza di mezzi per una promozione internazionale efficace. I fondi derivanti dalla tassa sulle esportazioni di perle, invece di essere destinati esclusivamente alla promozione, sarebbero stati assorbiti dal bilancio generale del Paese, alimentando il senso di abbandono provato dai professionisti.
Oggi il settore è a un bivio. Senza una mobilitazione rapida e strategie ambiziose, l’intera economia perlifera, pilastro dell’identità e del prestigio internazionale della Polinesia francese, rischia di essere compromessa.
