Martedì 7 Maggio 2019
Riforma della Perlicoltura in Polinesia: La Categoria E al Centro delle Polemiche
Secondo Mia Williams, presidente del sindacato, questa nuova legislazione minaccia direttamente la reputazione mondiale della perla di Tahiti.
Al centro della controversia: la creazione della “categoria E”, introdotta senza criteri di qualità chiari. Per i professionisti, questa classificazione poco definita rischia di offuscare l’immagine di eccellenza che da sempre circonda la perla polinesiana. Colore, lucentezza, forma, spessore della madreperla: tutti criteri storicamente garanti del valore di questi gioielli naturali, oggi messi in discussione da una riforma considerata imprecisa.
Lo SPMPF, con il supporto del GIE Toaura presieduto da Marcelle Howard, chiede una revisione del testo. Reclamano il ritiro completo della categoria E, oltre a un rafforzamento del controllo di qualità all’esportazione, misura considerata indispensabile per preservare l’integrità del prodotto polinesiano sui mercati internazionali.
Un’altra preoccupazione riguarda l’abbassamento della soglia dello spessore della madreperla autorizzato, che potrebbe favorire la vendita di perle ancora immature e, a lungo termine, causare una sovrapproduzione dannosa per l’intero settore. Un argomento contestato da Aline Baldassari, del Sindacato professionale dei produttori di perle, che ricorda come la domanda cinese – principale mercato di sbocco per la perla di Tahiti – sia già in calo. Per lei, la riforma, pur incompleta, rappresenta un passo necessario verso una migliore strutturazione del settore.
Tra il timore di un livellamento verso il basso e la speranza di un rilancio regolamentato, il settore perlicolo polinesiano si trova oggi a un crocevia decisivo. Le prossime evoluzioni della legge potrebbero determinare il futuro – e l’immagine – della perla di Tahiti.
