Martedì 28 Gennaio 2020
Inquinamento da Microplastiche: Una Bomba a Orologeria per le Ostriche Perlifere della Polinesia
A seguito della crisi della perlicoltura degli anni ’90, molte aziende sono state abbandonate, lasciando dietro di sé tonnellate di rifiuti plastici. Degradati dagli agenti naturali, questi materiali si sono frammentati in micro- e nanoplastiche, oggi onnipresenti nelle acque lagunari.
Il progetto MICROLAG, della durata di tre anni, integra i lavori di Tony Gardon, dottorando e vincitore di un premio di 200.000 Fcfp assegnato da Europcar durante le Conferenze della Ricerca presso l’Università . Le sue ricerche si concentrano su quattro lagune perlifere delle Tuamotu, dove ha effettuato campionamenti d’acqua classificati in base alla dimensione delle particelle filtrate dalle ostriche.
Le analisi mostrano che tra il 5 e l’8% delle particelle raccolte sono di plastica. Se le acque di superficie contengono da 2,5 a 4,5 particelle per metro cubo, la concentrazione sale fino a 176 particelle nella colonna d’acqua — livelli comparabili a quelli osservati nel Mar Mediterraneo. Dato inquietante: oltre il 40% di queste particelle proviene direttamente dall’industria perlifera.
Le ostriche, grandi organismi filtratori, sono quindi le prime ad essere colpite. Tony Gardon ha condotto test con microperle di polistirene che hanno evidenziato una riduzione dell’assimilazione dei nutrienti, disturbi energetici e un calo nella produzione di gameti, fino alla perforazione degli organi riproduttivi.
Sebbene i risultati siano ancora preliminari, il ricercatore prevede di proseguire il suo studio, concentrandosi anche sulle nanoplastiche. Una sfida cruciale per salvaguardare la perlicoltura polinesiana, un vero gioiello economico oggi in bilico.
